In inverno non serve la stufa a pellet per scaldarsi e risparmiare. Ci sono altre soluzioni che salveranno il portafoglio. Scopriamole!
La stufa a pellet è stata scelta da milioni di famiglie italiane come alternativa ad un impianto di riscaldamento tradizionale. Consente un risparmio rispetto ai termosifoni ma non è l’unico escamotage per ridurre consumi e importo in bolletta.
Condizionatori in estate e termosifoni in inverno fanno lievitare i consumi e, dunque, i costi in bolletta. Gli italiani avvertono l’esigenza di risparmiare perché le spese sono diventate onerose su più fronti e si deve cercare di poter evitare alti importi dove possibile. Il problema è che, seppur le intenzioni sono serie, tante famiglie non hanno le risorse per poter fare un investimento verso, ad esempio, le energie rinnovabili. La spinta in direzione della transizione green nasce dall’Unione Europea ed è sostenuta anche dal Governo italiano.
Si chiede ai cittadini di ridurre i consumi e le emissioni di CO2 intervenendo sulla propria abitazione per aumentarne la classe energetica. L’obiettivo si può raggiungere rendendo l’abitazione perfetta dal punto di vista termico – sostituendo gli infissi o installando il cappotto termico – e cambiando impianto di riscaldamento. D’altronde le caldaie a gas presso non potranno più essere vendute e dal 2040 è previsto lo stop all’installazione.
Ad oggi le stufe a pellet sono la soluzione preferita dagli italiani per riscaldare casa e risparmiare. L’investimento iniziale può essere ammortizzato con il recupero della spesa grazie ai Bonus dedicati alla riqualificazione energetica e, comunque, il costo può non essere altissimo. In generale il prezzo di una stufa a pellet va dai 500 ai 3 mila euro. Da quando c’è stato il boom di vendite nel 2022 – dopo lo scoppio della guerra in Ucraina – il costo del pellet è aumentato arrivando a triplicare nel 2023.
Ora si attesta sui 5,4 euro per un sacco da 15 chili. Chi ormai ha comprato una stufa a pellet oppure una caldaia a biomassa ha delle alternative più economiche ai piccoli cilindretti di legno? Una soluzione ecologica ed economica è il cippato di legno che si ottiene con la sminuzzatura del legno non trattato, ad esempio rami e residui di potatura. Il cippato garantisce una combustione pulita e una volta essiccato è perfetto per la stufa o la caldaia a pellet. Il costo è tra i 2 e i 6 euro al quintale. Uno svantaggio è l’ampio spazio necessario per lo stoccaggio e la conservazione attenta proteggendolo dall’umidità.
Passiamo ad altre alternative al pellet, il nocciolino e la sansa. Derivano dalla lavorazione delle olive – questo è il periodo giusto per recuperarne grandi quantità – e sono biocombustibili ecologici e convenienti. La sansa è un concentrato di bucce, noccioli, polpa d’oliva che pressato, essiccato e pulito diventa un perfetto combustibile mentre il nocciolino è ottenuto dal nocciolo d’oliva con separazione meccanica ma senza processi chimici.
Molto simile al pellet, ha un potere calorifico superiore – dai 4,5 ai 6,5 kWh/kg e un costo minore – 20/25 euro al quintale. Gusci triti, mais e uva sono altre alternative al pellet economiche ma attenzione, non tutte le biomasse potrebbero essere compatibili con la stufa che si ha in casa. Per capire se sono necessarie piccole modifiche meglio consultare il produttore o rivenditore della stufa a pellet.
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