Amara sorpresa per alcuni pensionati, in arrivo le lettere dell’Agenzia delle Entrate. Ci sono delle cifre da pagare.
Quando arriva una comunicazione via lettera da parte dell’Agenzia delle Entrate, per il destinatario inevitabilmente sorgono ansia e preoccupazione. La temuta raccomandata in busta verde può annunciare per il cittadino una convocazione in un processo civile o penale, magari semplicemente come testimone. Ma nelle maggior parte svela dei casi la presenza di un avviso di pagamento alle casse del fisco.
Non per forza le comunicazioni delle Entrate giungono al destinatario in questo modo, né sono necessariamente cartelle esattoriali da saldare. Le notizie in arrivo potrebbero essere più generiche e meno preoccupanti. Proprio in questi ultimi giorni periodo è segnalato l’arrivo di numerose missive dell’Agenzia delle Entrate per alcune categorie di pensionati. Scopriamo di che cosa si parla e quali sono i contribuenti coinvolti.
Le comunicazione che stanno giungendo sono indirizzate a pensionati del settore pubblico, in massima parte e riguardano il Trattamento di fine rapporto (TFR) e il Trattamento di fine servizio (TFS). In particolare a conguagli fiscali dovuti dagli ex dipendenti pubblici. Non si tratta di errori o omissioni dei contribuenti, ma di ricalcoli effettuati dal Fisco.
Per capire i motivi di queste comunicazioni occorrono alcune informazioni preliminari. I dipendenti che ricevono TFS o TFR alla conclusione del lavoro hanno un importo della somma spettante decurtato del 23% come ritenuta d’acconto. Inoltre va considerato che TFR e TFS sono sottoposti a tassazione separata, calcolata in base all’aliquota media degli ultimi due anni di reddito del lavoratore.
La ricevuta d’acconto potrebbe non essere sufficiente per coprire le imposte dovute, qualora per esempio il reddito del dipendente sia stato elevato negli ultimi anni di servizio. In altre parole l’Agenzia delle Entrate ricalcola l’imponibile medio degli ultimi due anni e se la tassazione già effettuata risulta inferiore a quanto versato con la ritenuta d’acconto, provvede a inviare una cartella di pagamento, per saldare quanto dovuto.
Questa operazione di ridefinizione della tassazione dovuta può impiegare diversi mesi e quindi apparire un ritardo nell’accertamento. Ma in casi del genere non sono dovuti né sanzioni, né interessi aggiuntivi in quanto il ricalcolo del conguaglio spetta proprio all’agenzia delle Entrate e la differenza tra quanto versato e quanto dovuto non dipende da errori o omissioni dei contribuenti.
Questo vuol dire che non ci sono sanzioni o interessi da pagare, la somma da versare è la differenza d’imposta determinata dai calcoli dell’Agenzia delle Entrate. Ricevuta la cartella di pagamento si decide come saldare, ricordando che esiste anche l’opportunità di richiedere la rateizzazione dell’importo dovuto, fino a 8 quote.
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