In pensione ben 7 anni prima: può approfittare solo chi ha problemi di salute

Se sogni di andare in pensione prima della data prestabilita, potresti riuscire a realizzare i tuoi desideri. Le patologie che lo consentono

Oggi come oggi, uno dei problemi più denunciati dai cittadini e dai lavoratori è quello della pensione che, secondo molti, arriva troppo tardi. Quando si ottiene questo ambito traguardo, infatti, si è piuttosto anziani e rimane poco tempo per godersi la libertà di tutto quel tempo libero, da dedicare a chi si ama di più. Inoltre, con l’avanzare dell’età aumenta anche la probabilità di avere malattie e problematiche di salute che, quando si raggiunge la pensione, rendono impossibile il pieno godimento di quel meritato relax!

Andare in pensione 7 anni prima
Andare in pensione 7 anni prima: chi può approfittarne (giurisprudenzaunisannio.it)

Fortunatamente, però, c’è un modo che consente di andare in pensione prima di quanto ci si aspetti e questo è riservato solo ed esclusivamente a chi ha determinati problemi di salute. La Legge parla chiaro e i requisiti da rispettare sono stringenti: potresti beneficiarne anche tu.

Andare in pensione prima con la Legge 104

La Legge di bilancio 2024 ha riconosciuto a tutte le donne lavoratrici che sono caregiver il diritto ad accedere alla cosiddetta “Opzione donna”, la misura sperimentale che permette loro di ottenere un trattamento pensionistico con requisiti ridotti rispetto a quelli che caratterizzano la pensione anticipata ordinaria. Per accedervi bisogna aver compiuto 61 anni entro il 31 dicembre 2023, ma questo requisito scende a 59 anni se si hanno 2 o più figli e a 60 anni se si ha un unico figlio. Inoltre, si deve aver versato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023, ma non basta: ci sono anche altri requisiti.

Andare in pensione 7 anni prima
Andare in pensione 7 anni prima: chi può approfittarne (giurisprudenzaunisannio.it)

Oltre a queste condizioni, infatti, la donna lavoratrice deve anche assistere da ameno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado con handicap in situazione di gravità accertata, oppure un parente di secondo grado convivente. In alternativa, deve soffrire di una riduzione della capacità lavorativa accertata (superiore o uguale al 74%) dalle commissioni addette al riconoscimento dell’invalidità civile.

Per quanto riguarda il primo caso, è necessario che il famigliare a cui la lavoratrice presta le proprie cure conviva con lei: è sufficiente, però, che la caregiver e il parente vivano nello stesso stabile e allo stesso numero civico, ma non per forza nel medesimo appartamento o interno. Inoltre, i sei mesi di cure devono essere già passati al momento della presentazione della richiesta di prepensionamento e, soprattutto, devono essere continuativi.

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