Se muore il coniuge le pensioni godono di diritto ad un aumento senza precedenti. Forti sussidi e sostegni per affrontare le difficoltà.
Che una coppia innamorata prima o poi dovrà dirsi addio negli anni, non è un cattivo presagio, ma una condizione di vita per chiunque. Il punto è che sul piano sentimentale non si può quantificare il dolore provato, poiché l’amore è una forza senza unità di misura, dal punto di vista economico i conteggi possono essere fatti eccome. La conferma arriva dall’alto, le pensioni godono di un aumento importante se il coniuge muore. Ma ciò avviene in tutti i casi? La legge parla chiaramente, ma ci sono dei requisiti e delle condizioni che devono essere necessariamente esser presenti per ottenere il beneficio.
Non ci sono soldi che possano far dimenticare un dolore così grande, ma non è nemmeno facile riuscire a far fronte alle spese e alle sfide del quotidiano. Tutto costa di più, il rincaro del prezzo della vita ha causato non poche fratture nel contesto sociale contemporaneo, chiunque in questo momento sa bene a cosa si fa riferimento. Inflazione e stagnazione economica sono un guaio, se poi vi si associano salari bloccati, ecco che c’è ancora qualcosa di peggiore in arrivo.
L’andamento del tasso di inflazione oscilla ballerino, e le pensioni dovrebbero in primis essere adattate proprio a questo valore. Il punto è che purtroppo, la realtà è molto differente. Quindi, in un caso come il lutto, ci possono essere degli aumenti per aiutare al coniuge sopravvissuto, a far fronte alle spese quotidiane, e non solo. In due si “vive meglio” sotto più punti di vista, e materialmente entrano in gioco anche queste dinamiche.
Primo requisito fondamentale è che bisogna essere entrambi pensionati, ma non solo questo. Perché ci sono due possibili vie, chi non rientra nella prima, può accedervi mediante la seconda. La maturazione serve ai fini del calcolo. Bisogna soddisfare altri aspetti, senza dimenticare di compilare ed inoltrare correttamente la domanda. Quali documenti servono?
Pensioni in aumento se muore il coniuge: cifre inaspettate
È un contributo cumulabile? Come viene gestito dall’INPS? Sono tutti quesiti che contribuiscono a rendere ancora più articolata la questione. Per questo l’informazione è il principale aspetto da tenere in considerazione. Come se non bastasse, è bene riconoscere che è un diritto, quindi va percepita indipendentemente dal fatto che il partner sopravvissuto la detiene. Anzi è proprio uno dei requisiti minimi avere una pensione a sua volta. Ci sono limiti? La normativa parla chiaramente.
Se il coniuge sopravvissuto ha una pensione e questa è minore o maggiore a quella del partner defunto, non cambia, il suddetto bonus si può ottenere. L’istituto assume il nome di pensione indiretta o di reversibilità, e si accede ad essa grazie alla maturazione di un certo contributo. Di certo, ci può essere una decurtazione, ma solo laddove c’è un introito pensionistico molto elevato. Per cui le persone che sono più in difficoltà non devono temere di essere abbandonate. Anzi sono proprio tutelate.
È bene sapere questo, ma soprattutto che l’ottenimento non avviene in automatico, ma solo dopo avervi fatto domanda. Il diretto interessato deve farvi richiesta. Nello specifico, per la pensione di reversibilità, bisogna che tutti e due siano pensionati. In quella indiretta no, ma aver maturato almeno 15 anni di contributi, o 5, ma di cui almeno 3 in prossimità del lutto, ma prima di questo. Per il periodo successivo alla scomparsa, nel conteggio non si possono far valere i contributi versati.
E se si passa a nuove nozze? Si perde il beneficio. Lo si ottiene anche nel caso della separazione, ma nel divorzio cambia la gestione. Infatti, per ottenere una delle due tipologie di pensione, è necessario che figuri l’assegno divorzile, che non ci siano state nuove nozze, e che i versamenti rientrino nel periodo che va dalla data dell’inizio del rapporto assicurativo del defunto, e prima del divorzio.
A quanto ammonta la percentuale? A circa l’80%, perché se si hanno figli a carico può salire fino al 100%, ma comunque ci sono decurtazioni se il partner superstite percepisce una retribuzione. Niente tagli per famiglie con minori, disabili o studenti. I casi di decurtazione sono i seguenti: del 25% entro il tetto massimo da 23.345,73 euro fino a 31.127,64 euro; per poi passare al 40% se si superano i 31.127,64 euro, ma si sta comunque dentro i i 38.909,55 euro; infine, del 50% se si supera quest’ultima somma.
Come consolidare il beneficio? Se si necessita di aiuto, si può chiedere al patronato, o fare tutto in autonomia nel portale online My Inps, oppure recarsi in tribunale nel caso di coniuge divorziato.