Tanti scelgono di acquistare le insalate in busta, apprezzate per la praticità, ma sono spesso tutt’altro che salutari.
La voglia di cucinare non è sempre tanta, a volte perché si è stanchi e si vorrebbe solo buttarsi sul divano a riposare, a volte perché non si ha molta abilità o tempo a disposizione. E’ in momenti simili ma non solo che si sceglie di ripiegare sui piatti pronti che si possono trovare in rosticceria o al supermercato, ben sapendo di doverli solo scaldare e mettere in tavola. Un ragionamento simile può valere anche per il contorno, chi non vuole rinunciare alla verdura può scegliere di puntare sulle insalate in busta, disponibili a pochi euro e da consumare solo dopo averle lavate.
Tantissimi le acquistano apprezzandone la praticità e la facilità d’uso, oltre a essere qualcosa di ideale quando si vorrebbe qualcosa che sia nutriente e facilissimo da preparare. Siamo però davvero certi che questo tipo di prodotto ci faccia bene e sia davvero così sicuro? La riposta a questa domanda potrebbe essere sorprendente e scardinare le condizioni di molti.
In cucina puntare sulla praticità non è certamente un male, almeno ogni tanto, quando si è stanchi o si ha poco tempo a disposizione. Questi sono i motivi che spingono tanti consumatori a puntare sulle insalate in busta, che spesso ci attraggono anche per la presenza di diversi tipi di verdure, consapevoli di come queste non debbano mai mancare nella nostra dieta.
In realtà, acquistarle non è una scelta ideale. A metterlo in evidenza è un’indagine effettuata da un gruppo di esperti della rivista francese 60 Millions de Consommateurs, da cui sono emersi esiti davvero poco incoraggianti. Molti di questi prodotti, infatti, conterrebbero pesticidi e sostanze inquinanti, che non ci fanno certamente bene quando li consumiamo, a maggior ragione se con frequenza come fanno molti (tanti le portano anche in ufficio per il pranzo).
La notizia è già di per sé grave, lo è ancora di più se pensiamo che questa situazione riguarda anche quelle insalate in busta che presentano la scritta “BIO” o “Senza tracce di pesticidi”. Pur di arrivare a risultati considerati reali, si è scelto di prendere in esame ben 26 varietà, tra cui valeriana, iceberg e lattuga, imballate sia in plastica che in carta, così da avere un dato che potesse essere considerato attendibile.
Purtroppo non si tratta di un fenomeno isolato, ma che è più diffuso di quanto si possa pensare. Spesso i pesticidi vengono impiegati sin dalla fase di coltivazione, così da offrire qualcosa ai clienti che sia piacevole da vedere e che faccia credere sia sano. I numeri appaiono davvero sconfortanti: solo 5 delle 26 verdure oggetto del test non hanno presentato contaminazione da fitofarmaci. Il riferimento è a due tipi di lattuga e tre di valeriana. Le altre, invece, un valore medio di 3,8 residui di pesticidi per ogni insalata contaminata, totalizzando ben 28 pesticidi diversi. Non solo, alcuni di questi pesticidi sono davvero tra i peggiori, rientrano tra i potenziali cancerogeni, mutageni e tossici per la riproduzione, conosciuti come sostanze CMR secondo la classificazione dell’Unione Europea. A questo punto forse sarebbe meglio modificare il proprio modo di agire a tavola, ne va della salute di tutti.
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