La pensione di reversibilità si ottiene rispettando determinati limiti reddituali. Scopriamo i nuovi importi con le variazioni applicate.
Quando un pensionato muore, i superstiti ricevono la pensione di reversibilità per poter continuare a mantenere lo stesso tenore di vita. Le regole che disciplinano questo beneficio sono numerose, scopriamo quelle riguardanti le soglie di reddito.
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale eroga la pensione di reversibilità ai superstiti aventi diritto di un pensionato deceduto. Questo supporto ha importo vario in base al grado di parentela del superstite con il de cuius e al numero dei superstiti. Il coniuge superstite solo, ad esempio, ha diritto al 60% della pensione percepita in vita dal familiare mentre il coniuge con un figlio otterrà il 80% dell’importo.
Potranno ottenere la reversibilità anche gli ex coniugi separati o divorziati titolari dell’assegno divorzile, i genitori, fratelli e sorelle nonché i nipoti a carico del defunto al momento della sua morte e solo in caso di assenza di coniuge e figli. Per poter beneficiare della pensione di reversibilità, poi, i superstiti dovranno rispettare determinati limiti reddituali che cambiano ogni anno come previsto dalla Riforma Dini. Nel 2024 sono entrati in vigore, dunque, nuovi limiti di reddito e nel 2025 varieranno nuovamente. Il motivo? Per l’adeguamento all’inflazione e al costo della vita.
I limiti sono strettamente connessi al trattamento minimo rivalutato annualmente sulla base dell’inflazione. Nel 2024 l’importo è pari a 598,61 euro essendo il tasso di perequazione pari al 5,4%, Nel 2025 si viaggerà su percentuali inferiori, l’1%, dato che l’inflazione è in calo e la stima è di una pensione minima che arriverà al massimo a 620 euro in caso di conferma della rivalutazione aggiuntiva del 2,7%. La rivalutazione, come detto, riguarda anche la pensione di reversibilità.
La quota spettante sarà percepita totalmente se il reddito del familiare superstite risulterà inferiore a 23.345,79 euro. Al di sopra di questo importo e fino a 31.127,72 euro si applicherà un taglio della reversibilità del 25% mentre entro i 38.909,65 euro il taglio sarà del 40%. Infine, sopra i 38.909,65 euro sarà attuato un taglio del 50%. Facciamo un esempio per maggiore chiarezza. Una coppia vive con due pensioni da 2 mila euro lordi al mese ciascuna (48 mila euro all’anno).
Al momento della morte di uno dei due coniugi l’altro avrebbe diritto al 60% dell’assegno (se non dovessero esserci figli a carico). In realtà, essendo il reddito del superstite di 24 mila euro verrà applicato un taglio del 25% (secondo fascia) alla reversibilità che sarà, quindi, di 900 euro e non di 1.200 euro. Sempre con riferimento al calcolo della reversibilità ricordiamo che la normativa stabilisce come la decurtazione non possa superare il totale dei redditi aggiuntivi qualora si dovesse applicare il cumulo con altri redditi del superstite.
Da aggiungere, poi, che nessun tipo di decurtazione è ammessa in presenza di figli di età inferiore ai 21 anni o 26 anni se studenti oppure di figli inabili indipendentemente dal reddito. Infine, ricordiamo che i superstiti dovranno inviare domanda di pensione di reversibilità all’INPS dato che il trattamento non viene erogato in automatico alla morte del pensionato.
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