Bonus mamma, un’attesa novità che coinvolge le lavoratrice autonome con partita iva: dal prossimo anno potranno ottenerlo.
Con la manovra economica 2025 ormai alle fasi conclusive si delinea sempre meglio il quadro degli interventi per il prossimo anno, tra tagli conferme e nuove misure. IL tutto è segnato dalla necessità di far quadrare i conti dello Stato, alle prese con le risorse non certo notevoli e gli impegni presi con l’Europa, verso la parità di bilancio e la riduzione del debito.
Tra queste misure ve ne sono alcune che interessano le donne lavoratrici sia sul versante pensionistico che su quello delle agevolazioni fiscali e contributive. Tra queste ultime prestazioni in particolare l’attenzione è puntata sul cosiddetto bonus mamma, in realtà taglio contributivo per la lavoratrici madri. Ma vediamo le novità in arrivo.
La novità per il prossimo anno coinvolge, come accennato anche le lavoratrici autonome con partita iva. Si elimina così una discriminazione che molto aveva fatto discutere. Il bonus è un esonero dai contributi da versare da parte della lavoratrice. A richiederlo le lavoratrici madri con due o più figli.
L’esonero nel 2025 spetterà fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Ad accedere anche le lavoratrici con redditi da lavoro autonomo, con redditi d’impresa con contabilità ordinaria, con redditi da partecipazione e che non hanno scelto il regime forfettario. Rimangono escluse quindi le lavoratrici con regime iva forfettario e le lavoratrici domestiche.
Ma questa non l’unica novità sulla misura a favore delle lavoratrici madri. In passato l’esonero contributivo riguardava il 100 cento della quota di contributi a carico della lavoratrice. Quindi una decontribuzione con un limite massimo di 3mila euro annui, da suddividere mensilmente. Dal 2025 l’esonero sarà parziale e quindi inferiore ai 250 euro dell’anno in corso. L’esonero contributivo sarà deciso dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze.
Ci sarà anche un limite reddituale per avere il bonus. Nella bozza della legge di bilancio si parla retribuzione o di reddito imponibile ai fini previdenziali (per le lavoratrici autonome) non superiore a 40mila euro su base annua. Sono quindi escluse tutte le lavoratrici il cui reddito imponibile ai fini previdenziali oltrepassa tale misura.
Nell’anno in corso non sono previsti limiti reddituali per ottenere la prestazione, ma la decisone del governo circoscriverà la platea delle donne cui spetterà la misura. Restano poi fuori dal taglio contributivo le donne con un figlio solo, le lavoratrici precarie, le lavoratrici domestiche.
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