Stipendio e accredito sul conto corrente: attenzione a questo errore, c’è un dettaglio importante da tenere a mente.
Ogni mese, la maggior parte di noi, attende con trepidazione l’arrivo dello stipendio. Bollette da pagare, spese con cui fare i conti, frigo da riempire: sono solo alcuni degli elementi che dipendono in modo imprescindibile dal nostro lavoro e dal suo corrispettivo. Proprio riguardo al “mezzo” attraverso il quale tale corrispettivo ci viene erogato sorge, per molti, un dubbio amletico che riguarda l’accredito stesso: c’entra il conto corrente e bisogna fare molta attenzione.
Il conti corrente sono sicuramente uno strumento utile e versatile per i cittadini, soprattutto vista la varietà di operazioni che è possibile effettuarvi e il grande ventaglio di offerte e tipologie di cui tener conto. C’è, però, chi si è posto una domanda precisa riguardo alla sua funzione in relazione allo stipendio: di che si tratta e il chiarimento necessario.
Accredito dello stipendio sul conto corrente: attenzione a questo errore
La questione è semplice: sono in molti a domandarsi se sia possibile e legale ricevere lo stipendio su un conto corrente che non è intestato all’interessato. In poche parole: se non ho un conto mio o se non voglio servirmi dello stesso per quanto concerne i redditi da lavoro, posso chiedere l’accredito delle somme che mi spettano su di un conto intestato ad altri?
La prima cosa da tenere a mente, a riguardo, è che lo stipendio deve essere pagato attraverso mezzo tracciabile, in base a quanto stabilito dalla legge. Che si tratti di bonifico, mandato di pagamento presso lo stesso sportello, accredito su su carta prepagata con Iban e simili. Ciò non esclude, tuttavia, la possibilità di vedersi recapitare quanto dovuto sul conto di un terzo, laddove tale conto rientri in una delle tipologie elencate.
C’è, però, un grosso ma a riguardo: tale procedura potrebbe dar vita a problemi non da poco. Per il datore di lavoro, ad esempio, che non avrebbe modo di dimostrare di aver adempiuto alla retribuzione per quel dipendente specifico. E per l’intestatario del conto in questione, che dovrebbe giustificare col fisco l’accredito delle somme in esame. Come risolvere, dunque?
Se proprio non vogliamo aprire un conto corrente o non vogliamo utilizzare quello in nostro possesso per lo stipendio, potremmo pensare a soluzioni alternative come assegni circolari o recupero delle somme presso lo sportello, laddove la filiale dell’azienda non sia troppo distante dalla nostra dimora. Se, invece, proprio vogliamo servirci del conto corrente di un terzo, un modo per tutelarsi, sia per il datore che per il dipendente, potrebbe essere comunicare la richiesta per iscritto al primo e, possibilmente, anche all’Ispettorato del Lavoro e all’Agenzia delle entrate.
A rigor di precisione occorre chiarire che tale mossa non è richiesta dalla legge, ma potrebbe rappresentare un modo per stabilire una “data certa” riguardo all’istanza in questione. Il datore di lavoro dovrebbe, di conseguenza, conservare tale comunicazione durante l’intero rapporto lavorativo e anche per i cinque anni successivi all’interruzione dello stesso.