Il rischio che il beneficio venga sospeso a novembre è elevato per tanti beneficiari dell’Assegno di Inclusione. Come evitare il peggio?
I percettori dell’Assegno di Inclusione sono in allerta, rischiano di vedersi sospendere le erogazioni del sussidio economico come è successo a tante famiglie lo scorso settembre. Scopriamo subito il motivo per evitare brutte sorprese.
Il Governo Meloni aveva un obiettivo, cancellare il Reddito di Cittadinanza e sostituirlo con una misura più efficace e che raggiungesse realmente lo scopo per la quale è stata creata. L’RdC si è trasformato in una paghetta mensile e non ha aumentato l’occupazione in Italia. Da qui la decisione di eliminarlo e introdurre al suo posto il Supporto per la Formazione e il Lavoro per gli occupabili e l’Assegno di Inclusione per le famiglie con minori, invalidi, over 60 e soggetti in condizione di svantaggio sociale.
Il primo aiuto viene erogato per 12 mesi senza possibilità di proroga. Il secondo per 18 mesi con proroga di altri 12 mesi dopo lo stop di un mese (nel 2025 le mensilità coperte saranno 11). Ottenere l’AdI presuppone l’accettazione di determinate condizioni che se non soddisfatte portano alla sospensione o alla decadenza dal diritto alla prestazione. Innanzitutto inviare domanda di accesso alla misura non basta. Per ricevere la prima erogazione è necessario aver sottoscritto il Patto di Attivazione Digitale. In più ci sono altre regole da conoscere.
Entrare nel sito INPS e scoprire che la domanda di AdI da “accolta” è passata a “sospesa per accertamenti”. Questo è successo a settembre a tanti percettori e presto accadrà nuovamente ad altre famiglie. La sospensione comporta la mancata erogazione della ricarica fino a quando l’inadempimento accertato dall’INPS non verrà risolto.
La causa dello stop, infatti, è legata proprio ad un obbligo che tanti percettori non sanno di avere a causa di una cattiva informazione. In realtà gli obblighi sono numerosi e ognuno ha delle conseguenze se non ottemperato. Le famiglie, ad esempio, devono comunicare qualsiasi variazione avvenuta nel nucleo familiare tale da influire sui requisiti di accesso al sussidio economico. Variazioni reddituali o l’uscita di un componente dal nucleo sono situazioni che vanno immediatamente comunicate all’ente della previdenza sociale, pena la sospensione del sussidio.
C’è un altro inadempimento che porterà ad una mancata erogazione della ricarica a novembre. Chi non si è presentato presso i Servizi sociali potrà dire addio ai soldi versati tra poche settimane. Dopo il primo appuntamento trascorsi 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD (o dall’invio delle liste ai Comuni) bisognerà recarsi nuovamente ai Servizi Sociali ogni 90 giorni. Questo per confermare lo stato di bisogno e attestare che non ci siano miglioramenti dal punto di vista lavorativo e sociale.
Chi non l’ha ancora fatto, dunque, deve subito prendere appuntamento e ottemperare all’obbligo o perderà la ricarica di novembre. Adeguarsi alle direttive non è un optional, non sono concesse dimenticanze o violazioni del regolamento. E ricordiamo che non si può nemmeno rifiutare una sola offerta di lavoro congrua o il diritto all’Assegno di Inclusione decadrà immediatamente.
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