Opzione donna 2025, qualche informazione sulla prestazione per l’uscita anticipata dal lavoro riservata a categorie particolari di lavoratrici.
Si è delinea nei dettagli la manovra di bilancio 2025, dopo la pubblicazione del disegno di legge e in attesa dell’approvazione in Parlamento. I provvedimenti presi sono numerosi, in settori che vanno dalle pensioni alle agevolazioni fiscali nel settore edilizio. Le misure, spesso strette tra risorse limitate e impegni europei di riduzione delle spese, sono già al centro delle polemiche.
Tra i punti più discussi ci sono certamente le pensioni, con una serie di ritocchi a varie prestazioni. In alcuni casi si conferma lo schema restrittivo per le uscite anticipate dal lavoro. Sotto la lente di ingrandimento ci sono in particolare misure come quota 103, l’anticipo pensionistico sociale (Ape sociale) e Opzione donna.
Per quanto riguarda questa prestazione si prevede che sarà confermata anche per il prossimo anno, ma stando le attuali regole la platea delle potenziali domande resta ristretta dopo i ripetuti cambi di legislazione.
Per l’anno in corso le domande di pensionamento si prevede saranno circa 3mila, un numero abbastanza limitato rispetto al passato. Quindi, restando praticamente immutati i requisiti per l’accesso, si pensa che il numero delle domande non cresca e forse possa ridursi ulteriormente. Basta pensare che nei primi nove mesi del 2023 le domande di pensionamento con Opzione donna sono state circa 10mila.
Le restrizioni introdotte hanno limitato l’accesso e in particolare il ricalcolo completamente contributivo, che determina un taglio netto dell’assegno mensile (tra il 20 e il 30 per cento), ha scoraggiato molte lavoratrici. Ricordiamo che attualmente gli anni di contributi richiesti sono 35 per fruire di questa prestazione . A essere interessate dalla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro con Opzione donna sono le lavoratrici autonomo quanto le dipendenti.
Per le prime è prevista una finestra mobile di 18 mesi, mentre per le secondo di 12. L’età minima richiesta è di 61 anni, entro il 31 dicembre 2023. Con un figlio l’età minima scende a 60 anni e arriva a 59 anni con due figli o se licenziata o dipendente di azienda in crisi. Anche i requisiti soggettivi non cambieranno. La misura è destinata a lavoratrici caregivers che al momento della domanda assistano da sei mesi almeno il coniuge o un parente di primo grado con disabilità grave.
Destinata anche a lavoratrici con riduzione della capacità lavorativa certificata a pari ad almeno il 74 per cento. Ed infine a lavoratrici dipendenti o licenziate da aziende in crisi con un tavolo di confronto aperto.
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